

|
L'Euro,
l'architettura e la storia dei ponti
|
dell'ing.
Igor Malgrati
L'introduzione
dell'euro permette di fare qualche breve riflessione in chiave
strutturale sull'architettura e sulla sua evoluzione storica.
Quest'arte è quella che più permea e definisce il paesaggio, con
riflessi immediati sulle persone. Mentre le altre arti infatti non
sono più radicate, come avveniva prima dell'800, nella coscienza
collettiva e comunque hanno minor impatto sull'uomo,
l'architettura, per sua natura si misura con chi ci vive e chi si
muove attraverso, che la misura e la conosce.
È questo uno dei motivi per cui le banconote di euro, scelte nel
1996 mediante ad un sondaggio che ha scelto tra varie alternative
evidenziate precedentemente da un concorso, ripercorrono i periodi
della storia dell'architettura europea, presentando sul fronte
porte o finestre (che rappresentano l'apertura), sul retro ponti
(che rappresentano il collegamento tra le varie nazioni). Questi
non rappresentano un ponte o un edificio in generale, bensì, per
non creare disparità all'interno dei paesi dell'unione europea,
si sono inventati con la consulenza di ingegneri e storici
dell'arte, costruzioni con elementi tipici del periodo
architettonico rappresentato. In particolare la nostra attenzione
si focalizzerà sui ponti, facendo cenni strutturali, che
evidenzino lo sviluppo delle tecnica nella storia della civiltà
europea.
I
periodi rappresentati sono:
|
|
1.
classico (5 euro)
|
 
|
2.
romanico (10 euro)
|
 
|
3.
gotico (20 euro)
|
 
|
4.
rinascimentale (50 euro)
|
 
|
5.
barocco e rococò (100 euro)
|
 
|
6.
architettura del ferro e del vetro (200 euro)
|
 
|
7.
architettura del moderna (500 euro)
|
 
|
|
I
ponti rappresentano oggi come ieri l'avanguardia dell'ingegneria, dove si
spendono le maggiori risorse, in uno sforzo titanico, per cercare di
oltrepassare il limite che la gravità e le resistenze dei materiali
pongono.
Come si può vedere fino al barocco e alla fine del '700 sono il mattone o
la pietra i materiali da costruzione. Questi materiali, per la loro natura
di materiali non resistenti a trazione portano all'unica forma possibile,
l'arco, il quale, viene sviluppato a pieno nel periodo romano.
L'arco è una invenzione molto suggestiva; l'umanità ha tardato molto a
capirne il funzionamento statico, tanto che alcune leggende ne
attribuiscono l'invenzione al diavolo. I romani usavano l'arco a
tutto sesto, il più semplice da realizzare, essendo i conci tutti uguali.
Così potevano realizzare molto velocemente le opere di urbanizzazione che
la loro espansione rapidissima richiedeva.
Nella banconota da 5 euro non si può non riconoscere il Pont du Gard,
acquedotto sul fiume Gard realizzato nel sud della Francia nel 18 a.C.
L'elemento di differenza è che nel secondo ordine gli archi sono stati
raddoppiati cosicchè i pilastri scaricano alternativamente sui pilastri
sottostanti o direttamente sulla chiave dell'arco, variazione che
probabilmente i romani non avrebbero fatto, a meno che i pilastri non
fossero più di uno e che quindi non scaricassero un carico concentrato in
chiave, bensì sulle reni (ed è in effetti quello che succede nel terzo
ordine). Il fatto che fossero fatti più ordini dipende dall'altezza
e si spiega col fatto che il primo ordine poteva essere usato per la
strada e permetteva di appoggiarvi una centina piccola per l'ordine
successivo. Importante poi il fatto che così i pilastri sono, con un
termine odierno, meno snelli. Alla base, le pile terminano a punta in
direzione della corrente, per dividere questa ed attenuarne la forza che
scarica. Come vedremo, le conquiste dell'impero romano sui ponti (si
raggiunsero campate di 30m) resteranno, dal punto di vista strutturale,
non molto diverse fino all'800, anche perché coi materiali allora
presenti non si potevano fare innovazioni sostanziali. Il romanico,
considerato da sempre un periodo "buio", viene da tempo
riscoperto, come nell'800 è successo per il gotico. In questo periodo
vengono consolidate le conoscenze romane, senza però avere quegli
sviluppi e soprattutto quella quantità di opere che un organismo potente
e organizzato come quello straordinario impero poteva realizzare e
coordinare. Questo vale anche per i ponti, lo testimonia il fatto che il
ponte rappresentato sulla banconota da 10 è simile a ponte S.Angelo,
costruito già nel 134
d.C. a Roma dall'imperatore Adriano. Il gotico viene ricordato e studiato
soprattutto per le invenzioni stilistico-strutturali da cui nascono le
cattedrali, tra cui l'arco a sesto acuto che, rispetto a quello romano ha
il pregio che, nonostante si discosti maggiormente dalla funicolare dei
carichi, ha una minore spinta sulle reni. Questa forma, anche se non è
necessaria in un ponte (le spinte di fatto si eliminano a vicenda), viene
sfruttata, peraltro poco, anche nei ponti (ad esempio il ponte
dell'ammiraglio Giorgio di Antiochia a Palermo). Sicuramente la forma
dell'arco a sesto acuto si presta per questioni funzionali, in quanto la
freccia (distanza tra imposte e chiave) dell'arco deve essere calibrata
sull'altezza delle barche a vela nella navigazione fluviale, tenendo
presente le variazioni del pelo libero dell'acqua. Interessante il fatto
che le pile, che sono compresse dai carichi dei due archi, vengono
ispessite, quasi fossero un contrafforte di una cattedrale, la quale
comunque viene ricordata (o è solo la suggestione?), pensando alle cinque
campate come alle navate. Il rinascimentale (banconota da 50 euro), che
ricusa il gotico, al quale appunto da il nome (gotico infatti sta per
barbaro) torna alle forme classiche; si vede infatti un arco a tutto
sesto. Forse suggestionati da coloro che amano spiegare la tappe
dell'evoluzione dell'architettura con le forme, i disegnatori dell'euro
mettono sulla banconota da 100 un ponte con arco semiellittico, come se ne
possono trovare a Parigi, risalenti a questo periodo. La vera rivoluzione
per i ponti avviene quando esplode la rivoluzione industriale, nella
seconda metà del '700; essa investe progressivamente tutti i campi
dell'architettura, facendo nascere quella che oggi chiamiamo ingegneria.
È infatti in questo periodo che nasce questa disciplina, grazie allo
sviluppo della scienza delle costruzioni, codificata nella dottrina
classica, oggi studiata, da Navier, Chauchy, Poisson e da Coulomb, anche
se si è unanimi nel dare il merito di fondatore a Galileo in quanto ha
per primo capito e in parte impostato il problema fondamentale, quello di
trovare le forze nel solido per verificare la resistenza. Il ferro, a
partire dalla ghisa che poi veniva forgiata per avere ferro dolce, era
finora usato solo per compiti accessori, per catene e tiranti; quando si
riesce a produrre il ferro in quantità adeguata, esso viene utilizzato
interamente per le costruzioni. I nuovi materiali, la fiducia nel
progresso e la nascita della figura dell'ingegnere sono le forze che hanno
portato allo sviluppo vertiginoso delle costruzioni civili. Sui ponti poi
influisce moltissimo le necessità di trasporti ingenti e veloci e la
conseguente invenzione della ferrovia (nella prima metà dell'800 i ponti
in Inghilterra raddoppiano da 30000 a 60000). È in questo momento che
nascono i ponti in ferro; la banconota da 200 euro ricorda molto i ponti
realizzati da Rondelet sul Wear a Sunderland e sul Tamigi a Staine; in
essi è ancora presente la forma dei ponti precedenti (carreggiata che
scarica su di un'arco) sino ad allora costruiti, è il materiale che
cambia. Con il nascere dell'acciaio l'arco progressivamente si stacca
dalla carreggiata (ponte Garabit, realizzato da Eiffel nel 1884); le alte
capacità di rigidezza e resistenza dell'acciaio garantiscono contro
l'instabilità che un arco libero rischia. I nuovi materiali, acciaio e
cemento armato, con le loro caratteristiche di resistenza maggiori
rispetto alla muratura e grazie al fatto che possono resistere a
compressione e a trazione, portano a nuove concezioni e forme. L'acciaio,
grazie all'alta resistenza unita al fatto che cavi tesi sfruttano al
meglio il materiale, fanno nascere poi anche altre tipologie di ponti,
quelli sospesi, sviluppati soprattutto negli Stati Uniti (da quello di
Brooklyn al Golden Gate), e quelli strallati, dei quali vediamo un esempio
nelle banconote da 500 euro. Questi permettono luci elevate (quelli
sospesi fino ai 1990 m dell'Akashi Kaikho, quelli strallati fino agli 880
m del Tatara, entrambi in Giappone). Le immagini delle 500 euro sono due,
una di un ponte asimmetrico in primo piano, mentre l'altra di uno
simmetrico in secondo piano. Entrambi sono ad arpa parziale, vale a dire
hanno gli stralli che partono da punti differenti ma non sono paralleli.
La memoria porta immediatamente per il ponte in primo piano all'Erasmus
bridge sulla Mosa, nei pressi di Rotterdam, realizzato nel 1996, mentre
per quello in secondo piano non ci sono riferimenti particolarmente simili
(potrebbe venire in mente il ponte in Normandia, che tuttavia ha solo una
pila strallata), perlomeno in Europa (è invece peraltro simile al Tatara
bridge). |
|